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domenica 30 ottobre 2016

Petrolio WTI quotato a New York è oggetto di questa analisi sul daily con candele giapponesi. I malumori di questo week end a Vienna con i membri Opec di nuovo in contrasto ed i non Opec che attendono prima l'accordo di questi senza mostrarsi granchè propositivi, rischiano di far perdere quella soglia dei 50 dollari tanto cara ai produttori. Graficamente ci troviamo a 48,70 dollari al barile all'interno di quel range che è rimasto fra i 43,20 come supporto ed i 51,25 come resistenza. In questa discesa causata da fattori fondamentali trovo importante il livello dei 47,19 per capire se si può rimanere all'interno di una sorta di lateralità oppure si rischia di andare a testare la forza del recente canale in cui si sta muovendo il prezzo. Importanti sono ovviamente le due trendline con quella discendente che permetterebbe in caso di rottura di volare verso la tanto ambita quota 60 e quella più rialzista da inizio anno che se rotta,  potrebbe far spronfondare il petrolio verso il livello da cui era partito. La kumo dell'Ichimoku ci mostra un importante supporto che per ora non desta preoccupazioni mentre come livello di vendita abbiamo cominciato ad entrare in fase di iper, sul CCI. 
CONCLUSIONI. Sulla base delle notizie e sopratutto in apertura mi aspetto una discesa anche consistente ma il fattore dollaro con l'incertezza pre-elezioni con cui è quotato potrebbe limitare i danni. Non credo ancora ad un test consistente se non fino a quota 46-47 dollari ed almeno fino al meeting di fine novembre si dovrebbe restare nel range con i vari dati e dichiarazioni a farla da padrone. Mi aspetto qualche occasione di entrata long una volta scesi sui minimi di periodo. 

NULLA DI FATTO A VIENNA FRA MEMBRI OPEC E NON ED IL PETROLIO RISCHIA

http://www.borsainside.com/mercati_usa/64359-petrolio-le-divisioni-nellopec-allontanano-il-riequilibrio-del-mercato/

Le divergenze tra i membri dell’OPEC hanno suscitato la reazione del suo segretario generale, Mohammad Barkindo, che ha messo in guardia dalle gravi conseguenze per l’industria petrolifera se non si procederà con il piano per ridurre la produzione. “Il processo di riequilibrio del mercato petrolifero ha richiesto fin troppo tempo e non possiamo rischiare ulteriori ritardi”, ha affermato. “È necessario il massimo impegno di tutti i Paesi, sia OPEC che non-OPEC”, ha aggiunto.

Il caffè è una delle mie commodities preferite e negli ultimi tempi ha vissuto un'ottima fase di crescita. L'analisi fondamentale ci ha supportato con dati che relativamente alle qualità di Arabica e Robusta hanno risentito delle condizioni climatiche sfavorevoli e della bassa offerta rispetto alla richiesta con problemi legati sopratutto al Brasile, il produttore principale. Di conseguenza è stata rotta un'area di prezzo molto importante che ci ha portato sugli attuali 165,24 centesimi di dollaro. La resistenza di riferimento che il caffè sta ora provando a testare è posizionata a 167,58, ma il vero muro che potrebbe provare ad abbattere e che non presenta particolari ostacoli, risale a fine 2015 ed è 180,21, riferimenti ottenuti con le candele heikin-ashi che misurano aperture, chiusure e massimi e minimi giornalieri. Ma proprio il livello attuale è molto importante perchè in quel punto passa la trend line discendente che partiva appunto dalla fine dello scorso anno e che aveva portato il prezzo del caffè ad un notevole ribasso. Di contro siamo supportati da una trend line di medio-lungo periodo che parte da marzo 2016 e da un'altra di brevissimo di giugno che sostengono l'attuale rialzo. Il supporto a mio avviso più importante lo troviamo a quota 146,89 e per ora non rischia di venire testato- L'ichimoku ci conferma un prezzo sopra la kumo e sopra le medie mobili, mentre il CCI ci informa che ci troviamo tuttavia su un livello di ipercomprato piuttosto importante. 
CONCLUSIONI. Le ultime notizie dal fronte produttivo sosterranno sicuramente il prezzo e probabilmente potremo andare a rivedere dei livelli davvero alti ed ambiziosi chiudendo un cerchio partito proprio da fine anno. Nel breve periodo sono però convinto che potremmo avere delle fasi di ritracciamento necessarie per sostenere la risalita e che dovrebbero presentarsi a breve. Da considerare anche il rapporto con il cambio USDBRL che con la valuta brasiliana, il real forte ha sempre aiutato il prezzo a mantenersi alto. In questo caso fattore molto importante ancora le elezioni presidenziali americane ed un' economia brasiliana in netta ripresa con un ottimo lavoro di stimolo portato avanti dalla banca centrale con i tassi fermi al 14% e nuovi bond pluriennali lanciati sul mercato.


Un altro indice che seguo con attenzione oltre a quello australiano è l'HANG SENG  di Hong Kong, molto influenzato dai dati sulla Cina che ultimamente sono abbastanza constrastanti. Da fine 2015, l'Hang Seng è in discesa e questa trend line ne ha sempre delimitato i rialzi. Ad inizio 2016 abbiamo un'altra trend line piuttosto forte che lo sta riportando a livelli maggiori con una resistenza che segniamo a 24098,6 punti. Dalla fine dell'estate seguiamo anche un'altra trend line di breve rialzista che sembra abbastanza forte e troviamo un supporto chiave importante a 23079,5 sul quale abbiamo chiuso la settimana. Il trading range degli ultimi mesi dell'indice ci porta a delimitare quest'area con il pavimento posizionato a 23048,8. L'indicatore Ichimoku ci segnala che ci troviamo proprio in un'importante area di supporto, dato che siamo all'interno della kumo, la nuvola. La fase di ipercomprato è stata interrota ed aspettiamo un nuovo segnale di forza al rialzo. 
CONCLUSIONI. La mia impressione è che i mercati asiatici risentono ovviamente dell'incertezza delle elezioni americane legate anche al fattore di un rialzo dei tassi da parte della Fed a fine anno. Tuttavia se quest'ultimo supporto importante e le due trend line rialziste tengono, io credo che l'Hang Seng possa ancora proseguire la sua corsa al rialzo, anche se nel breve termine una sorta di debolezza potrebbe farla da padrone vista l'attuale situazione dei mercati. Graficamente abbiamo anche più spazio in discesa e sarà importante e sarà decisivo il test della prima parte del triangolo in cui si sta muovendo il prezzo. 


AUDCAD è un cross piuttosto interessante dove le materie prime rivestono un ruolo importante ma sopratutto le politiche monetarie delle due rispettive banche centrali, la canadese che si è appena riunita e l'australiana che lo farà settimana prossima. Per entrambe target inflazione 2% importante ma lontano, sopratutto per il Canada che ha avuto dati recenti abbastanza negativi, mentre sopratutto il dato IPC prezzi al consumo è stato migliore del previsto per l'Australia. Il petrolio pare in leggero calo visti tutti i dubbi relativi al congelamento della produzione e la situazione esportazioni preoccupa il governatore della banca centrale canadese Poloz. Sono infatti state annunciate nuove misure espansive. A livello tecnico il prezzo ha toccato importanti massimi, fermandosi a 1,0238, vicino al livello che funge da resistenza più vicina di 1,0329. Una candela rossa heikin-ashi è apparsa venerdi e potrebbe far propendere ad un ribasso, ma sarà decisivo il meeting della RBA di settimana prossima. La recente trend line rialzista supporta il prezzo, ma sul CCI notiamo come ci troviamo ancora in una fase di iper comprato, possibili quindi correzioni al ribasso. Il supporto a 0,9914 è importante essendo stato anche una recente resistenza ma in questo momento è difficile possa venire toccato. 
CONCLUSIONI. Il trend resta al rialzo ma mi aspetto una correzione verso l'1,01 circa poi tutto ovviamente dipenderà dalle banche centrali con i rapporti con il dollaro che saranno da verificare sempre nell'incertezza delle elezioni americane alle porte. USDCAD pare voler sfondare al rialzo decisamente mentre AUDUSD  sembra in fase laterale trovando ostacoli al rialzo. Calcolando il valore del petrolio per l'economia canadese anche questo fattore avrà la sua importanza. In questo momento mi aspetto opportunità short di breve con target fin quasi alla parità. 

giovedì 27 ottobre 2016

LA RIKSBANK AFFONDA LA CORONA SVEDESE

https://www.ft.com/content/6a21d35a-9c49-11e6-a6e4-8b8e77dd083a

INDICATORE CCI COME USARLO

L’indicatore CCI (Commodity Channel Index) è un oscillatore di momento utilizzato in analisi tecnica principalmente per identificare i livelli di ipercomprato ipervenduto in un grafico attraverso la misurazione delle variazioni di prezzo dal valore medio in un dato periodo di tempo.
L’indicatore CCI è molto noto e usato come indicatore in analisi tecnica soprattutto per la sua versatilità. 
Oltre ai livelli di ipervenduto e ipercomprato, l’indicatore CCI è usato per trovare inversioni e divergenze.
Il CCI è disponibile su molte piattaforme di trading inclusa la Metatrader.

L’indicatore CCI

Originariamente, l’indicatore CCI è stato creato per individuare i trend sui prezzi delle materie prime - da qui il suo nome - ma oggi il CCI è adoperato diffusamente su un’ampia gamma di strumenti finanziari.
L’indicatore Commodity Channel Index (CCI) è stato creato dall’analista Donald Lambert nel 1890. Nella sua formulazione originaria Lambert teorizzò che il prezzo di una commodity qualsiasi oscilla in maniera ciclica ad intervalli periodici (analogamente a quanto affermato nella teoria di Elliott) e che quindi è possibile sfruttare questa informazione per prevederne l’andamento futuro.
Per farlo, l’indicarore CCI mette in relazione il prezzo corrente di una commodity con il prezzo medio della stessa al’interno di un arco di tempo specifico, individuando così fasi di ipercomprato e/o ipervenduto del mercato.

Indicatore CCI: come funziona

L’indicatore CCI (Commodity Channel Index) prende la variazione di prezzo di uno strumento e la compara con la media delle variazioni di prezzo. Il risultato calcolato dall’indicatore CCI può essere positivo o negativo ed oscilla al di sopra e al di sotto della linea base, come ogni oscillatore.
Un valore dell’indicatore CCI pari a 100 indica un livello di ipercomprato, mentre un risultato a -100 indica un livello di ipervenduto.

Indicatore CCI: interpretazione

In particolare il CCI è un indicatore centrato nello zero e la sua formulazione fa sì che i suoi movimenti ed i suoi valori siano concentrati per la maggior parte del tempo tra -100 e 100, perciò:
  • quando l’oscillatore attraversa il -100 e va verso l’alto questo indica l’uscita dalla fase di ipercomprato e l’inizio di una nuova fase di uptrend del mercato e quindi fornisce un segnale di acquisto;
  • quando l’oscillatore attraversa il 100 e va verso il basso questo indica l’uscita dalla fase di ipervenduto e l’inizio di una nuova fase di downtrend e quindi fornisce un segnale di vendita.
Questa è l’indicazione generale quando si parla di indicatore CCI ma è importante sottolineare che:
  • le soglie reali di ipercomprato e ipervenduto possono variare in dipendenza dallo strumento finanziario. Per esempio, uno strumento più volatile potrebbe avere delle soglie massime a 200 e -200.
  • molto spesso, i contesti di ipercomprato e ipervenduto sono visti come un elemento anticipatore di un’inversione di prezzo. Tuttavia, quando si usa l’indicatore CCI, l’ipercomprato e l’ipervenduto possono essere spesso dei segnali di forza, il che significa che il trend in atto può essere in fase dirafforzamento.

Indicatore CCI: ipercomprato e ipervenduto

Dato che l’obiettivo principale dell’indicatore Commodity Channel Index è individuare quando uno strumento è in ipercomprato o ipervenduto, può anche aiutare ad anticipare i movimenti di prezzo futuro quando questi livelli vengono toccati e superati.
Individuare inversioni di prezzo
I livelli di ipercomprato e ipervenduto possono essere utilizzati per trovare delle prossime inversioni di prezzo.
  • Quando il prezzo supera al rialzo la soglia di ipercomprato possiamo anticipare un possibile crollo del prezzo nel breve termine.
  • Quando il prezzo scende al di sotto dei livelli di ipervenduto potrebbe significare una possibile rottura al rialzo.
Individuare consolidamento di un trend
I livelli di ipercomprato e ipervenduto possono anche essere un segnale di forza. Il trend in atto potrebbe essere in fase di rafforzamento.
  • Durante una fase di trend rialzista, il prezzo che sale sopra la soglia di ipercomprato può indicare un fase di rafforzamento e che il prezzo continuerà a salire.
  • Durante una fase di trend ribassista, il prezzo che scendo sotto la soglia di ipervenduto può indicare che il trend è in fase di rafforzamento e che il prezzo continuerà a scendere.

L’indicatore CCI e le divergenze

Il momentum, spesso, precede i cambiamenti di prezzo. Per questo motivo, come con molti altri oscillatori di momentum, la divergenza tra il prezzo e la lettura dell’indicatore è molto importante.
E l’indicatore CCI non fa differenza. La divergenza tra l’indicatore CCI e la price action può essere un segnale che preannuncia il cambiamento del trend.
  • La divergenza rialzista accade quando il prezzo il prezzo segna un minimo più basso mentre l’indicatore CCI segna un massimo più basso.
  • La divergenza ribassista accade quando il prezzo segna un massimo più alto e l’indicatore CCI un minimo più alto.

Indicatore CCI: conclusioni

Già il fatto che l’indicatore CCI è usato sa oltre 30 anni è una testimonianza della validità dell’indicatore in analisi tecnica. Molte volte è riuscito a dimostrare quanto sia importante il momentum quando si analizza il mercato e si cerca di prevedere i movimenti futuri.
Che utilizziate l’indicatore CCI per confermare un trend o per individuare un’inversione, la sua abilità nel quantificare il momentum non è da sottovalutare.
Come per molti altri, è preferibile utilizzare l’indicatore CCI non da solo ma in unione ad altri indicatori.

BRASILE, DRAMMATICO CALO NELL'EXPORT DI CAFFE'

Falling Brazilian exports drive up Arabica price | Global Coffee Report

SORPRESA! TRUMP TORNA IN CORSA


Dato ormai per spacciato dopo lo scandalo delle sue dichiarazioni passate, particolarmente feroci e sessiste, dichiarazioni che gli avevano fatto perdere non solo l'appoggio della popolazione femminile (in realtà, purtroppo, non tutta) ma anche quello dei suoi stessi collaboratori oltre che affiliati allo stesso partito. Ma a quanto pare la memoria degli elettori è debole e ancora più insidioso potrebbe essere il meccanismo elettorale statunitense. Infatti per il meccanismo dei grandi elettori, il ruolo degli stati diventa decisivo a prescindere dalla popolazione votante. Ecco allora che la Florida torna a fare uno scherzetto ai democratici come avvenne, con le dovute differenze, nel 2000 con il repubblicano George Bush e il democratico Al Gore. Allora sotto accusa furono le schede elettorali di difficile consultazione e che erano complicate da utilizzare, molte di queste, infatti, furono rese nulle o considerate schede bianche, oggi, invece, lo scherzetto che Miami gioca ai democratici vede il ritorno delle preferenze e delle simpatie per Donald Trump che, stando ai sondaggi di Bloomberg sarebbe avanti di due punti su Hillary Clinton (45% contro 43%) ricordando comunque che resta un margine di errore di poco più di 3 punti percentuali. Sempre sul fronte dei numeri, infatti, ci vorrebbero 270 grandi elettori per aggiudicarsi la presidenza degli Stati Uniti e considerando che da sola la Florida ne offre 27 (nel 200 con Bush erano 25) è facile capire il perché delle dichiarazioni della Clinton la quale, una volta pubblicati i sondaggi a favore di Trump, ha subito gettato acqua sul fuoco dell'entusiasmo e ha detto agli elettori di non credere ai sondaggi.

La Florida ago della bilancia?

Il precedente della Florida, però, rischia di ripetersi anche per un altro motivo. Nel 2000 Al Gore, viste le difficoltà di voto denunciate dai democratici (preferenze difficili da esprimere e tantissimi voti contestati) non accettò subito il verdetto che assegnava la vittoria al suo avversario: prima di pronunciare lo storico discorso di accettazione della sconfitta, ormai ultima e unica tradizione rimasta nel carosello delle consultazioni presidenziali, preferì chiedere più di una verifica. Alla fine, come la storia insegna, accettò il verdetto (che avrebbe potuto contestare ulteriormente) in nome di una stabilità che la nazione aveva perso dopo 36 giorni di ricorsi legali e una sentenza della Corte Suprema che solo l'11 dicembre proclamò il vincitore con un margine di vantaggio di appena 537 voti. Ebbene in quest'occasione, invece, Donald Trump ha già dichiarato che potrebbe non accettare il risultato delle urne, contestandolo qualora non fosse a lui favorevole oppure risultasse un margine di distacco minimo e potenzialmente contestabile. Il che, considerando i numeri sopra elencati di un vantaggio di 2 punti percentuali su un margine statistico di errore del 3% potrebbe essere un'eventualità non certo rara.  

Settimana poco volatile, ecco come sfruttarla

AUD/CHF fa sperare in un rialzo, tutto il resto è noia

domenica 23 ottobre 2016


Dopo aver parlato di materie prime ed in particolare di petrolio, passiamo ad un indice che seguo con piacere, quello australiano, l'S&P/ASX200 che si basa molto proprio sui minerari sopratutto l'oro sia il giallo che il nero. Ovviamente tanti altri settori sono importanti a cominciare dal comparto finanziario ma sicuramente questi due ne condizionano di molto le prestazioni. 
Graficamente ci troviamo ad un livello intermedio supportato da una trend line di breve al rialzo che ci ha portano in un canale con un livello di supporto sui 5201,4 media heikin-ashi e che prova a spingere l'indice aussie verso l'alto con obiettivo l'importante resistenza posizionata a 5583,7 che una volta bucata potrebbe ambire ad andare oltre i livelli storici recenti dei 6000 punti. L'andamento è tuttavia piuttosto irregolare vuoi anche per l'incertezza generale in Asia legata alle elezioni presidenziali americani ed all'eventuale rialzo dei tassi per fine anno da parte della Fed. Con ichimoku sul daily ci siamo lasciati la nuvola alle spalle in zona supporto 5400 e stiamo per superare anche il livello delle medie mobili. Il CCI non ci fornisce segnali particolari nel breve termine. 
CONCLUSIONI. A mio avviso l'indice continuerà a muoversi in un range abbastanza ridotto con difficoltà nel prendere una posizione chiara ma in questo momento propenderei per un ulteriore test del livello più alto del canale formatosi da poco, visto che la recente correzione potrebbe essere stata solo temporanea. Dubito che trend line di fondo al ribasso e resistenza di periodo possano essere bucate, quindi stop stretto, target breve e magari entrare nuovamente sulla discesa anche se la tendenza di lungo periodo resta comunque rialzista. 

Interessante questo USDSEK che fa parte anche del paniera del Dollar Index con un' incidenza pari al 4,2%. Fattore petrolio importante sopratutto nel rapporto con il NOK la corona norvegese che tira un pò le redini del comparto di valute nordiche di cui fa parte appunto la corona svedese qui analizzata.
Situazione interessante perchè siamo lanciati su un livello che pare inarrestabile con la forza attuale del dollaro che potrebbe riportare la moneta americana oltre le 9 corone, livello che non si vedeva dal 2009. Sta testando una trend line ribassista di notevole importanza che però vede una divergenza sul CCI che potrebbe far pensare a due scenari: -ritracciamento fisiologico necessario per ulteriore spinta o formazione di una importante resistenza che per ora tracciamo a 8,9131, chiusura di venerdi dopo un massimo toccato anche a 8,9400. Anche con Ichimoku sul daily il prezzo resta abbondantemente sopra le medie mobili e la kumo ma osservando nel corso dell'anno l'oscillazione della quotazione, sembra essersi formato una sorta di canale dopo un'imponente forza rialzista che potrebbe aver ultimato la sua corsa con un range che ha come solida base il livello poco sotto le 8 corone, 7,9915 la media heikin-ashi.
CONCLUSIONI. IL dollaro forte lascia pensare ad una possibilità di forte rialzo sopratutto se il petrolio terminerà la sua cavalcata o affronterà un periodo di calma e relativa incertezza. Tuttavia nel brevissimo mi aspetto un ritracciamento importante è perchè no una potenziale inversione di trend se non oltrepasserà i massimi toccati oltre 8,94. Potrebbe percorrere parecchi pips. Restiamo in attesa.

VERTICE RIYAD

Russia e Paesi del Golfo si incontrano a Riyad per discutere dei passi da fare per stabilizzare il mercato del petrolio, in una fase in cui l'Opec punta a convincere Mosca a tagliare la produzione per far salire i prezzi.
"I mercati del petrolio sono sulla via del ribilanciamento", ha spiegato il ministro dell'Energia saudita Khalid Al-Falih, secondo cui le posizioni "si stanno avvicinando". La Russia, ha detto Al-Falih, è stata invitata a partecipare all'incontro con Arabia Saudita, Kuwait, Bahrain, Qatar ed Emirati e "stiamo lavorando con Mosca e altri Paesi produttori per stabilizzare il mercato". "Non possiamo fornire un punto di vista finale sul congelamento o taglio della produzione", ha però puntualizzato il ministro russo Alexander Novak, secondo il quale "molti scenari" sono in discussione. Tuttavia Novak ha riconosciuto che la stabilità è importante per incoraggiare gli investimenti e ha annunciato un accordo con l'Arabia Saudita per una cooperazione "tecnica" in ambito energetico.
 
Mi piace analizzare sempre qualche alternativa alle solite commodities ed il Brent è il petrolio del mare del Nord che riguarda da vicino la Russia, paese ambiguo e molto rilevante fra quelli non Opec e le coppie valutarie quali USDNOK e UDSRUB. Come si vede dal grafico arriviamo da una trend line di lunghissimo periodo al ribasso che sta per essere testata e può avere effetti devastanti in proiezione prezzo, visto che non sono presenti altre resistenze più valide oltre quella dei 52,87 dollari al barile. Da lì si possono aprire scenari rialzisti importanti ma a mio avviso poco praticabili perchè fino al meeting ufficiale di Vienna e con le incertezze sui tagli alla produzione, il prezzo potrebbe rimanere congestionato in quest'area, andando magari a ritracciare anche sotto i 50 dollari in attesa di crollare o di ripartire con nuova forza dopo le decisioni fra Opec e paesi non membri. Gli indicatori sul lungo termine, giornaliero, mensile e settimanale ci segnalano una divergenza ribassista tramite il CCI, mentre con Ichimoku notiamo come per ora il prezzo si mantenga sia sopra la nuvola come area di resistenza-supporto che sopra le medie mobili di breve e medio-lungo termine. Nel complesso da inizio 2016 abbiamo ancheuna trend line rilevante che accompagna il prezzo verso l'alto ed ha sempre sostenuto i rimbalzi dai pullback strutturali. Il forte supporto a 42,42 dollari ci segnala il punto chiave come supporto orizzontale di lungo termine che fa da pavimento al canale partito da marzo nel quale oscilla la quotazione del brent oil fino al livello poco sotto i 53 dollari che delimita il massimo di periodo. 
CONCLUSIONI: prevedo un prezzo congestionato salvo speculazioni varie fino al meeting di fine novembre e potremmo individuare qualche ingresso ribassista sulla base delle incertezze di mercato attuali comprese le riattivazioni di numerose trivelle Baker Hughes e dello shale oil statunitense. La zona fra i 50 ed i 48 dollari potrebbe essere un buon test per la ripresa della corsa vero l'alto. 

IN ATTESA DELL'OPEC A VIENNA, RUSSIA E ARABIA SAUDITA CERCANO ACCORDI

https://it.sputniknews.com/mondo/201610233531569-mosca-riyad-dialogo/

martedì 11 ottobre 2016

STERLINA, PETROLIO E DOLLARO

Dopo giorni dal “flash crash” (crollo lampo) che ha fatto scendere la coppia GBP/USD sotto il livello 1,2000 prima di rimbalzare, preoccupa che ancora non se ne sia trovata la causa. Molti danno la colpa agli algoritmi, ma quale sarebbe la giustificazione per una tale ondata di vendite durante la seduta asiatica? Altri ritengono che dietro a questo movimento violento ci sia stato un errore di digitazione umano (“fat finger”).Anche se questi temi sono preoccupanti, sopratutto perché sollevano dubbi sulla microstruttura del mercato dei cambi, essi non modificano la nostra impostazione di base sulla sterlina. Crediamo che questa sia una buona opportunità per ricaricare i lunghi. Le conseguenze della Brexit sono state ampiamente sopravvalutate e lo scenario da incubo profetizzato sulla scia del referendum sulla Brexit non si è dimostrato così terribile come previsto.La Brexit non è la fine del mondo. Inoltre, la sterlina sottovalutata darà slancio alle esportazioni britanniche nei prossimi mesi e il paese sta vivendo la fase di crescita dei prezzi delle case più bassa degli ultimi tre anni. Ciò nonostante, rimaniamo prudenti perché una Fed più falco del previsto potrebbe far scendere il cable. Ciò non è successo negli ultimi decenni, ma la ricerca di credibilità della Fed potrebbe cogliere i mercati di sorpresa.
Al Congresso Mondiale sull’Energia di Istanbul, il presidente russo Vladimir Putin ha lasciato intendere di essere disposto a coordinarsi con l’OPEC per gestire la produzione. L’Arabia Saudita ha segnalato che altri paesi non-OPEC sono disposti ad unirsi all’accordo sulla riduzione e il ministro dell’Energia saudita ha affermato che fra qualche mese i prezzi del petrolio potrebbero aggirarsi intorno ai 60 USD. Infine, l’attività manifatturiera cinese ha mostrato una crescita solida, dando un ulteriore slancio al rally delle materie prime. L’aumento dei prezzi del petrolio ha fornito ai mercati azionari la giustificazione necessaria per salire. Il settore petrolifero e del gas hanno trainato il rally generalizzato. I commenti russi e sauditi hanno generato prospettive positive, consentendo al greggio WTI di portarsi sopra il manico dei 51 dollari al barile per la prima volta da giugno. Sui mercati valutari, l’aumento dei prezzi del petrolio ha innescato acquisti diffusi di USD, sostenuti anche dall’accentuata domanda di titoli USA dagli investitori. Sospettiamo, però, che l’attuale rally dell’USD non sia sostenibile.

GAS NATURALE

Lunedì il prezzo dei future sul gas naturale si è impennato, sostenuto dai compratori che hanno proseguito quanto lasciato in sospeso venerdì scorso. L'azione di prezzo ha spinto il mercato ai massimi dal gennaio 2015. Sul finire della scorsa settimana gli speculatori hanno iniziato a puntare pesantemente su un inverno più freddo del previsto e sulla conseguente domanda di combustibile per il riscaldamento.
I future sul gas naturale con scadenza a novembre dovrebbe chiudere la sessione a 3,275 $, in rialzo di 0,082 $ (+2,57%).
Secondo alcuni articoli pubblicati la scorsa settimana, gli investitori attribuivano il recente aumento del prezzo del gas alle persistenti alte temperature, ma ora sembrano in realtà reagire alle nuove previsioni fino al 20 ottobre che indicano l'arrivo di temperature al di sotto della media stagionale sulle principali aree di domanda.
Secondo i dati dell'agenzia di informazione sull'energia USA (EIA), le riserve di gas statunitense ammonterebbero a un totale di 3680 miliardi di piedi cubi, il 2% sopra I livelli dello scorso anno e il 5,6% sopra la media degli ultimi cinque anni in questo stesso periodo dell'anno.
Le alte temperature estive che si sono estese fino a settembre hanno in parte contribuito a ridurre l’eccesso di offerta responsabile dei bassi prezzi del gas degli ultimi due anni. Sebbene i trader prevedano un aumento degli incrementi nel corso dell'autunno, ritengono che possa non essere sufficiente a ricostituire le scorte qualora il prossimo inverno negli Stati Uniti dovesse essere caratterizzato da basse temperature persistenti.
Ancora più preoccupante sarebbe un eventuale arrivo anticipato dell'inverno. L'azione di prezzo degli ultimi due giorni potrebbe essere solo un assaggio di ciò che potrebbe accadere nel corso della stagione del riscaldamento. 
Proprio come il mercato del petrolio greggio, quello del gas naturale è dominato in questo momento da forti acquisti speculativi e da un momentum rialzista che si autoalimenta. Ad ogni modo, in questo tipo di mercato - essenzialmente guidato dalla "teoria del moltitudine" - tutto ciò che serve è qualche venditore importante che spaventi i trader long più deboli inducendoli ad uscire dal mercato. In altre parole, prima o poi su questo mercato la situazione si farà complicata e bisognerà fare ricorso alle proprie capacità di trading.
Personalmente ritengo che il prezzo sia salito eccessivamente e che pertanto il mercato sia esposto a ripetute rotture ribassiste e correzioni, specialmente quando passeremo dal contratto con scadenza a novembre a quello con scadenza a dicembre.
Comunque, fintanto che i trader continueranno a preoccuparsi se il quantitativo di scorte sarà sufficiente per affrontare l’inverno, il mercato dovrebbe essere costantemente sostenuto degli acquisti per tutto autunno e inizio inverno.
Suggerisco di continuare a posizionarsi long quando il mercato a scende all'interno delle zone di tracciamento. Agli occhi degli investitori si presenta un mercato dei fondamentali rialzisti, perciò occorre concentrare l'attenzione sull'azione di prezzo e sulla gestione del rischio.

Focus mercati - Sterlina, Petrolio e Banche

domenica 9 ottobre 2016

 
Visto il grafico daily di USDMXN, osserviamo il movimento intraday a 30 minuti per trovare spunti in apertura di settimana su come operare su questa coppia valutaria. Con l'utilizzo delle candele giapponesi notiamo come venerdi la chiusura giornaliera abbia segnato il livello di 19,3032, ovvero per un dollaro necessitiamo di questo numero di pesos messicani. Venerdi nel corso della giornata la spinta di fondo ribassista che era in corso si è attenuata nonostante il petrolio volasse, a causa della forza piuttosto marcata del dollaro con l'idea da parte dei compratori che i tassi possano essere alzati già a novembre. Il picco raggiunto di 19,3698 lo dimostra, tuttavia dopo l'uscita degli NFP, in calo rispetto alle attese anche se positivi insieme al tasso di disoccupazione leggermente aumentato, hanno causato un calo piuttosto marcato con un lungo candelone che ha proiettato la coppia al valore di 19,2090. Da qui la parziale ripresa con il prezzo che è tornato ad oscillare fra  un massimo di 19,3391 ed un minimo di 19,2571 sempre a livello giornaliero. Pensiamo quindi che sulla base del confronto politico della notte fra Trump e la Clinton, la reazione della coppia non tarderà a mostrasi ed i riferimenti indicati ci permetteranno di posizionarci in caso di rottura verso l'alto o il basso a livello intraday, considerando sul giornaliero la situazione di fondo al ribasso ma stabile dopo la giornata di venerdi in attesa di prendere la scossa. A mio avviso dopo aver toccato i massimi storici, le possibilità di continuare questo trend discendente iniziato alla fine di settembre e fermo in una sorta di lateralità da qualche giorno sono maggiori, a meno di sorprese sul fronte sondaggi alle presidenziali americane dove solo Trump rappresenta un incubo per il Messico a livello economico, mentre l'altro importante fattore, quello petrolifero, sembra remare in direzione del sombrero.

sabato 8 ottobre 2016


Coppia valutaria molto interessante in questo periodo USDMXN e perfetto termometro delle elezioni americane giunte in questo week end al secondo round fra Trump appena coinvolto da un'ennesimo scandalo( vi rimando all'articolo precedente) e la Clinton, data sempre più per favorita per la vittoria finale. Sicuramente il peso messicano fresco di rialzo dei tassi da parte delle banca centrale e favorito da un petrolio in continua ascesa, sta recuperando dall'affossamento subito dopo il massimo storico raggiunto lo scorso mese a quota 19,837, livello ora di resistenza nel grafico daily con le candele heikin-ashi che ci calcolano una media fra prezzi di apertura, chiusura, massimi e minimi di giornata. Chiusa la settimana a 19,272, il cambio potrebbe vedere la valuta messicana recuperare fino all'ex resistenza, ora supporto a quota 19,043, un pavimento molto importante per rientrare in quel canale dove si oscillava ormai da tutto il 2016. A quel punto la situazione andrà monitorata in base agli eventi con vari riferimenti minori di supporto fino a quello chiave posizionato a 18,025 dove passa anche una trend line rialzista di medio periodo che era stata rotta nel momento dell'exploit della valuta statunitense sulla quale peseranno anche gli eventi relativi ai tassi d'interesse che sicuramente non verranno toccato nel mese di novembre in piene elezioni presidenziali. 


"E' una cosa orribile. Non possiamo permettere che quest'uomo diventi presidente". Così Hillary Clinton su Twitter commenta il video pubblicato dal Washington Postin cui Donald Trump usa frasi sessiste sulle donne. Il magnate parla in termini estremamente volgari. "Era una conversazione da bagno degli uomini", si difende. I vertici repubblicani spingono per un cambio della guardia ai vertici con Mike Pence, ma il magnate non ci sta: "Le chance che io molli sono pari a zero" 
Il contenuto del video - Il filmato risale al 2005, pochi mesi dopo il matrimonio con la terza moglie Melania: si sente il magnate parlare in termini estremamente volgari. Trump stava arrivando sul set di una trasmissione. Parla del fallito tentativo di sedurre una donna, il cui nome è censurato nel video: "Ci ho provato, ma non è andata", dice.

"Quando sei una star, le donne ti lasciano fare tutto..." - "Ho tentato di sc..., era sposata. Ci ho provato pesantemente. L'ho portata fuori da un negozio di mobili, voleva comprarne. Le ho detto 'ti mostro io dove ne hanno di belle'", dice il repubblicano. E conclude: "Ci ho provato come con una prostituta, ma non ce l'ho fatta". In un altro passaggio, Trump incontra l'attrice Arianne Zucker e dice: "Devo mangiare delle caramelle, nel caso della baciarla. Sai che sono automaticamente attirato dalla bellezza, inizio semplicemente a baciarle, è come un magnete, non aspetto". E conclude: "Quando sei una star, te lo fanno fare, puoi fare tutto".

La dura reazione dei repubblicani - I vertici del partito repubblicano si dissociano e condannano le affermazioni del tycoon. "Nessuna donna dovrebbe essere descritta in questi termini o trattata in questa maniera", afferma il leader del Grand Old Party, Reince Preibus, definendo le parole di Trump "oscene". Lo speaker della Camera Paul Ryan si è detto 'disgustato' dalle parole di Trump e ha annullato la presenza a un evento elettorale in Wisconsin con il tycoon, cancellato poi dallo stesso Trump. Fonti vicine al magnate commentano che il video potrebbe essere "la pietra tombale" sulla sua campagna elettorale.

Stroncata ogni ipotesi di switch con Pence - Un cambio della guardia tra Trump e il suo attuale candidato a vice preseidente Mike Pence piace ai vertici repubblicani, ma il tycoon lo esclude categoricamente: "Le chance che io molli sono pari a zero, ha detto, il supporto nei miei confronti è incredibile". E a conferma delle sua convinzione arriva anche un irriverente tweet: "Di sicuro sono state 24 ore interessanti". 

Le scuse: "Ho sbagliato" - "Ho sbagliato e mi scuso". Dopo la bufera, Trump ha diffuso una dichiarazione, spiegando che "era una conversazione da bagno degli uomini, una conversazione privata che si è svolta molti anni fa. Bill Clinton mi disse cose ben peggiori sul campo da golf, che nemmeno si avvicinano a queste". La nota continua: "Mi scuso se qualcuno è rimasto offeso". Trump più volte in passato ha criticato l'ex presidente, marito della sfidante, per la sua infedeltà. Lei è stata cricata per averglielo "consentito".

venerdì 7 ottobre 2016


E’ stato quello che gli americani definiscono un flash-crash, un crollo improvviso durato poco tempo. La sterlina ha lasciato sul terreno a gran velocità il 6,1% all’inizio delle contrattazioni asiatiche, mettendo sotto pressione i listini del Far East. La valuta britannica è caduta a 1,1789 contro il dollaro, il livello più basso dal 1985. La moneta poi è rimbalzata bruscamente, passando di mano a 1,2437 dollari, rimanendo tuttavia al di sotto di 1,2600, punto dal quale è partito nelle scorse ore il selloff.
Intanto le borse restano deboli anche oggi, alle ore 7:30 italiane il Nikkei scambiava a -0,36% (ha poi chiuso a -0,23%), l’Hang Seng a -0,52%, Shanghai a +0,21%. Oro fermo a 1.254,40 dollari l’oncia e petrolio Wti americano sopra quota 50 a 50,54 dollari (+0,2%).
Nel contempo l'euro è balzato 0,9450 sterline per poi ridiscendere bruscamente a quota 0,8963. "Inizialmente ho dubitato quello che ho visto sul mio schermo", ha commentato a Marketwatch (gruppo Wsj) Kenji Yoshii, strategist sulle valute per conto di Mizuho Securities. L’esperto ha poi aggiunto che potrebbe trattarsi di un caso di “fat finger”, è l’espressione inglese che indica un errore umano quando il dito scivola sui tasti dando l’ordine sbagliato.
Oggi però l’agenzia Bloomberg scrive che più probabilmente il flash-crash è stato causato da ordini impartiti da macchine (automated trades), scatenate, a quanto pare (e qui le fonti in Asia concordano) da un articolo del Financial Times secondo cui il presidente francese Francois Hollande ha sollecitato l’euro-blocco a condurre negoziati tosti con la Gran Bretagna impedendo qualunque uscita morbida o a condizioni vantaggiose per proteggere i principi fondamentali del mercato unico.
A questo si è aggiunto un problema di liquidità nel mercato delle valute in Asia all’inizio della contrattazione e ne è nato il crollo della sterlina.

mercoledì 5 ottobre 2016





Interessante materia prima il Cotone. Chiude oggi a 68,74 dollari, media calcolata con le candele heikin-ashi e perde circa il 2,80% con una situazione di mercato ancora da chiarire. Se  il prezzo era stato stimato dagli analisti intorno ai 71 usd per soddisfare i coltivatori, dall'altro si alternano le news su scorte, produzione e situazione climatica piuttosto differenti e quindi attendendoci al grafico daily, possiamo notare come ci troviamo in un momento decisivo all'interno di un triangolo di compressione. La trend rialzista di lungo termine ci dovrebbe portare verso la resistenza principale di periodo a 71,71, dove rompendo l'altra trend ribassista di breve, si potrebbe puntare alla soglia dei 76,71. Se invece le pressioni al ribasso dovessero prevalere, il supporto principale posizionato a 65,86 potrebbe essere messo a dura prova anche se sulle basi dell'analisi fondamentale sembra un rischio meno probabile. Da monitorare con attenzione. 


Rumor o Insider

martedì 4 ottobre 2016

Video Analisi Forex - Commodity del 04/10/2016


New York, 04 ott - La Federal Reserve ha "forti ragioni" per aumentare il costo del denaro, anche perche' un'azione preventiva potra' aiutare a tenere sotto controllo le pressioni inflazionistiche. Lo ha detto il governatore della Fed di Richmond Jeffrey Lacker, spiegando che la strategia deve essere comunque prudente. "Sebbene le pressioni inflazionistiche possano sembrare al momento una preoccupazione distante e teorica, un'azione preventiva prudente puo' aiutare a evitare l'emergenza difficile da prevedere di una situazione che richiede interventi piu' drastici dopo che si e' verificata", ha detto Lacker, uno dei falchi della politica monetaria americana. La Fed ha lasciato i tassi invariati allo 0,25-0,50% durante le riunione di settembre, ma ha anticipato un possibile rialzo entro fine anno, dopo quello di dicembre scorso. Secondo il governatore i tassi dovrebbero attestarsi ora almeno all'1,5% e non ai livelli attuali, questo perche' "i dati macroeconomici sono effettivamente abbastanza buoni", anche se l'inflazione rimane al di sotto del target del 2% fissato dalla Fed.
A24-Red

GBP, supera i minimi

LOWE

 Cambia il governatore, ma non cambia la politica monetaria.

La Reserve Bank of Australia (RBA) ha lasciatoinvariati i tassi di interesse all'1,5%, come peraltro atteso dagli analisti. Si è trattato della prima riunione di politica monetaria sotto la guida del neo governatore Philip Lowe che ha succeduto a Glenn Stevens. L'ex banchiere ha concluso il suo incarico lo scorso 17 settembre, dopo ben 10 anni di attività. Sotto di lui i tassi sono scesi dal 6% all'1,5%, livello attuale

L'ultimo ritocco, al ribasso, era arrivato ad agosto, quando la RBA tagliò il costo del denaro dello 0,25 per cento portandolo ai nuovi minimi storici.

Le ultime statistiche economiche, hanno rilevato un'
accelerazione dell'economia australiana grazie soprattutto al ritorno agli acquisti da parte dei consumatori. Nel secondo trimestre, il PIL è salito del 3,3% rispetto al +3% dello stesso trimestre di un anno prima, centrando le stime degli analisti. Su base trimestrale il progresso è stato dello 0,5%.

Ottimista sull'economia dell'Australia è l'agenzia di rating Moody's, che ha 
confermato il giudizio "AAA" con un outlook stabile. Il debito del Paese si è aggiudicato il massimo rating per via della "resilienza" della sua economia in un ambiente globale incerto e il suo "quadro istituzionale molto forte", spiegava l'agenzia nella nota diffusa lo scorso agosto.

TASSI FERMI IN AUSTRALIA

Come ampiamente previsto, la RBA ha deciso di mantenere invariato il proprio tasso d'interesse al 1,5%, la Banca Centrale, per la prima volta guidata dal nuovo governatore Lowe, ha rilasciato, nel comunicato accompagnatorio della decisione, dichiarazioni piuttosto neutrali.
Secondo la RBA "Tenendo conto delle informazioni disponibili e avendo allentato la nostra politica monetaria ai nostri meeting di Maggio e Agosto, il Board ha giudicato che mantenere invariato il tasso a questo meeting potesse essere sostenibile con l'attuale livello di crescita e consistente con il raggiungimento del target dell'inflazione."
Proprio per quanto riguarda l'inflazione, secondo la RBA questa "Rimane piuttosto bassa. Considerando una crescita dei costi del lavoro ancora bassa ed una generale scarsa pressione sui mercati globali, si ipotizza che questa situazione potrebbe rimanere invariata per diverso tempo."
Per quanto riguarda il livello dell'AUD, la Banca Centrale ha reiterato il proprio giudizio per cui una valuta più forte, potrebbe complicare il processo di aggiustamento economico.
Mediamente le Borse internazionali restano aperte per circa 7 ore al giorno dal lunedì al venerdì con orario continuato. Tutti mercati hanno una fase detta di pre-mercato in cui è possibile inserire ordini (che non vengono eseguiti fino all'apertura ufficiale). I primi mercati ad aprire sono quelli asiatici, poi quelli europei ed infine quelli americani.Orari Borse Mondiali Intro
Di seguito gli orari delle principali Borse internazionali.
Europa:
Italia, Milano dalle 09,00 alle 17,30
Francia, Parigi dalle 09,00 alle 17,30
Germania, Francoforte dalle 09,00 alle 17,30
Gran Bretagna, Londra dalle 08,00 (09,00 ora italiana) alle 16,30 (17,30 ora italiana)
Olanda, Amsterdam dalle 09,00 alle 17,30
Spagna, Madrid dalle 09,00 alle 17,30
Svizzera, Zurigo dalle 09,00 alle 17,30
Portogallo, Lisbona dalle 08,00 (09,00 ora italiana) alle 16,30 (17,30 ora italiana)
America:
Stati Uniti, New York dalle 09,30 (15,30 ora italiana) alle 16,00 (22,00 ora italiana)
Canada, Toronto dalle 09,30 (15,30 ora italiana) alle 16,00 (22,00 ora italiana)
Argentina, Buenos Aires dalle 11,00 (16,00 ora italiana) alle 17,00 (22,00 ora italiana)
Brasile, San Paolo dalle 10,00 (15,00 ora italiana) alle 18,00 (23,00 ora italiana)
Asia:
Giappone, Tokyo dalle 09,00 (02,00 ora italiana) alle 15,00 (08,00 ora italiana)
Cina, Hong Kong dalle 10,00 (04,00 ora italiana) alle 16,00 (10,00 ora italiana)
India, dalle 10,00 (07,00 ora italiana) alle 15,30 (12,30 ora italiana)
Australia:
Sidney, dalle 10,00 (02,00 ora italiana) alle 16,00 (08,00 ora italiana)
Africa:
Arabia Saudita, dalle 10,00 (09,00 ora italiana) alle 18,30 (17,30 ora italiana)
Sud Africa, dalle 09,00 alle 17,00

lunedì 3 ottobre 2016

[FORECASTER] Sapienza Finanziaria & Luca Discacciati

ASX 200

http://www.fool.com.au/2016/10/03/asx-200-to-jump-11-shares-you-need-to-watch-today/
Continua il rialzo dell'indice australiano, uno dei miei preferiti e seguiti maggiormente

MEETING RBA

http://www.theaustralian.com.au/business/economics/rba-tipped-to-hold-fire-on-rates/news-story/2caaa34d9fb384304ef923acadd422a9
E' atteso nella mattinata di domani il responso del meeting della Royal Bank of Australia con il nuovo Governatore Lowe che non dovrebbe apportare modifiche ai tassi d'interesse in un' economia che resta fra le migliori al mondo a livello di occupazione e dati macro. Restano tuttavia aperti gli scenari per un taglio entro la fine dell'anno per cercare di raggiungere i target prefissati sopratutto a livello d'inflazione. Occhio dunque a tutti i cambi con il dollaro australiano coinvolto a partire dalla major AUDUSD che per ora rimane ancora al rialzo alle prese con un'ardua resistenza, ma anche agli altri visto che il mercato anticipa sempre le notizie e reagisce bruscamente sopratutto agli eventi o decisioni non previste.

GBP, too big to fail



L'ottima ed interessante video analisi di Michele Badea con validissimi spunti operativi

domenica 2 ottobre 2016

Procedure Brexit al via entro marzo 2017 secondo la May

http://www.repubblica.it/esteri/2016/10/02/news/brexit_may_procedure_al_via_prima_delle_elezioni_tedesche-148924941/

Quorum non raggiunto in Ungheria

http://www.repubblica.it/esteri/2016/10/02/news/ungheria_il_referendum_non_raggiunge_il_quorum-148970801/

FXCM: L'utilizzo dell'indicatore MACD - Davide Marone



A mio avviso non è uno degli indicatori migliori ma se abbinato all'Ichimoku può essere davvero efficace...

L'indicatore MACD - Teoria e pratica

Ungheria al voto sui migranti, alle 15 affluenza al 30,66%

Ungheria al voto sui migranti, alle 15 affluenza al 30,66%: Su Sky TG24 l'articolo su 'Ungheria al voto sui migranti, alle 15 affluenza al 30,66%'.

Affluenza bassa alle urne

http://www.corriere.it/esteri/16_ottobre_02/referendum-ungheria-premier-orban-se-vince-no-ci-saranno-conseguenze-anche-senza-quorum-b71f27e2-8890-11e6-b4f3-799d61076f6b.shtml

«È sempre meglio un referendum valido di uno non valido: ma conseguenze giuridiche ci saranno in ogni caso. L’importante è che i No siano la maggioranza», ha dichiarato il primo ministro ungherese Viktor Orbán appena dopo essersi recato alle urne per votare sulla consultazione popolare riguardo alle quote di redistribuzione dei richiedenti asilo all’interno dell’Ue. Intanto arrivano i primi dati sull’affluenza. Dalle sei del mattino alle 11, ha votato il 16,37 per cento degli 8,3 milioni di cittadini aventi diritto. Lo scarso risultato sembra confermare le previsioni che il quorum non verrà raggiunto e quindi il 50 per cento non superato. Ma ci si aspetta una secca vittoria di risposte negative, che potrebbero arrivare all’80 per cento


La crescita economica ungherese è stata moderata a partire dalla crisi finanziaria del 2008, ma dal 2014 si osserva una crescita piu’ sostenuta.  Alla formazione del PIL contribuiscono l’agricoltura per il 3,4%, l’industria per il 31,1% e i servizi per il 65,5%. Tali settori occupano rispettivamente il 5, il 30 ed il 65% della forza lavoro. La principale risorsa naturale del Paese è costituita dalla terra che per il 75% è arabile; il sottosuolo non dispone di risorse rilevanti fatta eccezione per la bauxite. Sono presenti inoltre numerose sorgenti calde che potrebbero essere sfruttate per la produzione di energia  geotermica. L’industria più importante è quella automobilistica che contribuisce per il 20% all’intera produzione industriale, seguita dall’industria chimica (plastica e farmaceutica), mentre hanno perso di importanza quella mineraria, metallurgica e tessile. L’industria alimentare ha un peso determinante e contribuisce per il 14% alla produzione industriale e per il 7-8% all’export. L’Ungheria è una localizzazione particolarmente prescelta in Europa centrale per gli investimenti esteri nel settore automotive: sono infatti presenti  la General Motors (Szentgotthárd), la Magyar Suzuki (Esztergom), la Mercedes-Benz (Kecskemét) e l’Audi (Győr).
Tra i principali obiettivi di politica economica del Governo figurano da una parte la riduzione delle tariffe delle "utilities", l’aumento dell’occupazione e il sostegno alla crescita, dall’altra la necessità di contenere il deficit ed il debito pubblico. A sostegno delle famiglie è stato varato il programma di “alleggerimento del debito” che ha imposto alle banche la conversione dei mutui in valuta. Con sentenza della Corte Suprema, le banche hanno dovuto risarcire i loro clienti per il tasso di cambio applicato e il tasso di interesse, ritenuti non corretti. Tale operazione ha ridotto la liquidità degli istituti di credito e con questo la loro capacità di erogare prestiti, soprattutto alle imprese.  A seguito del MoU  firmato a febbraio 2014 con la Banca Europea di Ricostruzione e Sviluppo, il Governo, a partire dal 2016,  ha diminuito la tassazione a carico del sistema bancario e un’ulteriore riduzione é prevista per il 2017. Si è inoltre impegnato a cedere entro tre anni le proprie quote di partecipazione negli istituti di credito ed a migliorare il quadro regolamentare. Continua comunque a diminuire l’indebitamento del settore privato, nonostante il programma di sostegno alle PMI della Banca Centrale, ma la riduzione del prelievo fiscale a carico del sistema bancario dovrebbe incidere positivamente sul credito alle imprese.
L’alto indebitamento del Paese costituisce una fonte di fragilità per l’economia e, per arginare tale rischio,  il Governo ha lanciato una campagna per l’acquisto di titoli del debito pubblico sul mercato domestico. La quota di debito in valuta estera ammonta a circa il 40% del debito complessivo. Anche la stabilità del fiorino è legata all’andamento del debito e tra le valute emergenti é tra quelle che maggiormente risentono della volatilità dei mercati finanziari. La bilancia commerciale è in attivo nonostante in termini di volumi tra il 2009 ed il 2013 l’export sia diminuito del 19%. La domanda interna ed i trasferimenti dei Fondi comunitari dovrebbero rimanere il principale motore della crescita economica per il prossimo biennio, ma con uno spostamento da investimenti a consumi privati. L’inflazione si è sempre mantenuta bassa negli ultimi anni grazie alla diminuzione delle tariffe delle "utilities" e, da ultimo, del prezzo del petrolio. La Banca Nazionale in virtù del basso tasso di inflazione ha allentato le condizioni monetarie portando il tasso di sconto da 1,05% a 0,9% a maggio 2016.

Grafico daily EURHUF




Anche in questo caso il cross valutario derivato EURHUF si muove all'interno di un trading range abbastanza ampio e regolare con un'accelerazioni ribassista di fondo accentuata negli ultimi mesi. Anche qui peso rilevante del referendum sull'immigrazione con l'Euro molto più coinvolta rispetto al dollaro contro il quale si sta anche indebolendo recentemente. Attualmente per un euro ci vogliono 307,82 fiorini ungheresi all'interno di un canale che trova il suo massimo a 318,36 ed  il minimo a 305,33. Una resistenza importante di breve è posizionata a 310,23 e da qui penso che con il risultato di domenica potrebbe innescarsi una fase ribassista piuttosto importante che potrebbe andare a testare il supporto chiave aprendo scenari molto interessanti. Ma anche l'incertezza generale potrebbe ristagnare questo cross all'interno di una certa lateralità meno evidente rispetto al cambio UsdHuf. 





Grafico daily USDHUF





Il cambio USDHUF arriva da un movimento di fondo ribassista nel corso di questo 2016, tuttavia si è andato ad inserire in un canale piuttosto ampio ma regolare nel corso dell'annata con valori compresi fra i 288,61 ed 269,28,  rispettivamente massimi e minimi di periodo. Attualmente ci troviamo ad un valore di 274,09, ovvero per un dollaro americano servono esattamente questo numero di fiorini ungheresi. La spinta verso livelli intermedi rialzisti quali ad esempio 277,88 e 280,27 non sembra troppo convinta vista anche la situazione attuale con l'esito del referendum sulle quote immigrazione assegnate dall'UE che incombe sul paese. Anche se parliamo di una situazione simile a Brexit, i risvolti a mio avviso sono indifferenti perchè se da una parte il NO rafforzerebbe la posizione di Orban e genererebbe nuovi timori a Bruxelles, dall'altra una sconfitta del premier ungherese a livello mediatico getterebbe ombre anche su di lui e sul futuro politico del paese che su questo tema appare piuttosto in subbuglio. A mio avviso l'eventuale riscontro positivo del referendum anti immigrazione potrebbe dare ancora di più una spinta al trend di fondo ribassista di questa coppia valutaria andando a sfidare la trend line di breve in zona 272, per poi spingersi fino al break out del canale in zona 269,28 ma fra i problemi di quorum e l'incertezza generale, potrebbero mantenere quella sorta di lateralità che va avanti da mesi senza oscillazioni particolari.

Referendum Ungheria

http://www.ilsecoloxix.it/p/italia/2016/10/02/ASNgByWE-salveremo_razzisti_scommessa.shtml Per l’Europa sarà una prova cruciale, un altro test pesante dopo lo choc Brexit. Se, come da pronostici, vincerà il no (da alcuni sondaggi dato al 95%), la piccola Ungheria avrà recapitato il suo messaggio all’Unione in modo forte e chiaro, il segnale dei Paesi dell’Europa Centrale e del gruppo Visegrad che rivendicano la loro centralità nel club dei 27. E ieri, con un tweet, il leader euroscettico olandese del Partito per la libertà Geert Wilders ha tenuto a ribadire che «un no ungherese equivale a un no a Bruxelles». Anche se Orban continua a dichiarare di essere «fermamente europeista».

sabato 1 ottobre 2016

Ma l'obiettivo del Carroccio non si riduce solo ai rapporti diplomatici ma punta ad analizzare e studiare la possibilità di far aderire la Regione Lombardia al gruppo di Visegrad che riunisce Ungheria, Repubblica Ceca, Slovacchia e Polonia. Un progetto di cooperazione politica ed economica, nato nel 1991 dopo la dissoluzione del blocco sovietico, ma che recentemente ha ripreso vigore soprattutto nella dura critica alla Commissione europea, non solo per le quote migranti, e per ridare vigore ai parlamenti nazionali. "L'aspetto più interessante del gruppo di Visegrad - continua Grimoldi - e' che i governi che lo compongono sono di varia estrazione politica, non solo nazionalisti. Anzi Robert Fico, premier slovacco, e' socialdemocratico come quello della Repubblica Ceca Milos Zeman. Le assonanze con la Lega Nord sono evidenti laddove i governi tutelano gli interessi dei loro cittadini e non il contrario come capita con il Governo Renzi. La Lombardia ha la possibilità di creare un asse di cooperazione e di idem sentire rispetto all'Europa dei Popoli e al futuro del nostro Continente. Come sarà possibile lo verificheremo nel breve periodo, iniziando magari come partner aggiunto oppure come osservatori. Poi l'adesione potrebbe arrivare anche dal Veneto attraverso l'Austria che in caso di vittoria alle presidenziali del nostro alleato Hofer aderirà al gruppo di Visegrad."http://www.huffingtonpost.it/2016/10/01/referendum-ungheria-orban_n_12282756.html
Il fiorino ungherese (in ungherese forint), è la valuta ufficiale dell'Ungheria. Il codice ISO 4217 è HUF. Un fiorino era suddiviso in 100 fillér. I fillér non sono più in circolazione dal 1999. Il nome deriva da quello del fiorino di Firenze, una moneta d'oro coniata per la prima volta nel 1252. In Ungheria, florentinus (più tardi forint), fu una moneta d'oro in uso dal 1325 sotto Carlo Roberto d'Angiò. Subito divenne una delle monete più forti della regione. Pesava 3,40 g come il fiorino di Firenze. Il fiorino fu introdotto in Ungheria il 1º agosto 1946, dopo l'iperinflazione subita dal pengő nel 1945-1946. Il processo fu diretto dal Partito Comunista Ungherese, che teneva l'importante carica ministeriale, e il successo del fiorino fu utilizzato per ottenere vantaggi politici, contribuendo alla conquista del potere da parte del Partito Comunista nel 1948-49. Il fiorino rimpiazzò il pengő al cambio di 1 fiorino = 4×1029 pengő. Dopo la sua introduzione nel 1946, il fiorino rimase stabile per diversi anni, ma iniziò a perdere il suo potere d'acquisto appena il sistema economico dello stato perse la sua competitività durante gli anni settanta ed ottanta del Novecento. Dopo il cambiamento di regime del 1989-90, il fiorino ebbe per tre anni una forte rivalutazione (35% circa), ma rilevanti riforme riuscirono a stabilizzarne il valore. Dopo l'anno 2000 il valore relativamente alto del fiorino sul mercato (specialmente in confronto con il dollaro statunitense che stava diminuendo di valore, ed in parte anche nei confronti dell'euro) svantaggia l'industria ungherese che è fortemente indirizzata all'esportazione nei confronti delle industrie straniere con valute più deboli. All'interno del processo di integrazione dell'Ungheria nell'Unione europea e nell'euro, era previsto che il fiorino scomparisse verso il 2010-2012, secondo la situazione economica. C'era un'opinione diversa tra la Banca Nazionale ungherese ed il governo ungherese sulla possibilità di riuscire a raggiungere, secondo quanto richiesto dalla UE, gli obiettivi di bassa inflazione e di debito ridotto entro il 2010.